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La SICUREZZA sul LAVORO








"[...] ogni lavoro possiede una dignità inalienabile, e in pari tempo un intimo legame col perfezionamento della persona; nobile dignità e prerogativa del lavoro, cui in verun modo non avviliscono la fatica e il peso, che sono da sopportarsi come effetto del peccato originale, in ubbidienza e sommissione alla volontà di Dio"

Papa Pio XII (1942)
















Il lavoro è sempre stato un obbligo morale per ogni persona sia in obbedienza all'ordine del Creatore, sia per il fatto che proprio lo sviluppo della sua stessa umanità e di quella del suo prossimo esige necessariamente il lavoro.
Il dovere di lavorare esiste, in definitiva, perché il lavoro è per l'uomo un bene: un bene utile, degno di lui, cioè capace di esprimere ed accrescere le sue capacità e mediante esso si può formare e mantenere una famiglia, si contribuisce alla creazione del reddito nazionale, al bene delle generazioni future, al bene comune mondiale della famiglia umana.

Proprio per questi motivi la SICUREZZA SUL LAVORO, deve essere sempre considerata come un argomento fondamentale, ma anche complesso e delicato, da trattare in modo approfondito, affrontandone tutti gli aspetti.


Il più delle volte la sicurezza è associata alle pene per il mancato rispetto, piuttosto che ai benefici dell'osservanza.




Per questo noi di Blog CATTOLICI, sempre attenti ai problemi delle fasce più deboli della società e di tutte quelle persone che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro, siamo convinti che proprio un argomento specifico sulla Sicurezza sul Lavoro possa essere importante per sensibilizzare l'opinione pubblica ed utile soprattutto a chi ogni giorno subisce episodi di ricatti, minacce, e sfruttamento in campo lavorativo che, nell'attuale momento di crisi economica, trovano ulteriori spazi per diffondersi.




Approfitto nel ricordare le parole del presidente della Cei, Angelo Bagnasco:
L'occupazione «spesso oggi latita, creando situazioni di disagio pesante nell'ambito delle famiglie giovani e meno giovani, in ogni regione d'Italia, e con indici decisamente allarmanti nel Meridione. Il lavoro, in sostanza, è tornato ad essere, dopo anni di ragionevoli speranze, una preoccupazione che angoscia e per la quale chiediamo un supplemento di sforzo e di cura all'intera classe dirigente del Paese: politici, imprenditori, banchieri e sindacalisti»


















DIRITTI e DOVERI





Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.




Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.




Artt. 35-40 della Costituzione, disciplinano le condizioni di lavoro al fine di garantire l'integrità fisica dei lavoratori (la categoria più debole del sistema produttivo) ed il rispetto della loro dignità.




Art. 35.
La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro.
Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.




Art. 36.
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.




Art. 37.
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.




Art. 38.
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.




Art. 39.
L'organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.




Art. 40.
Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.





"Il lavoro è una delle caratteristiche che distinguono l'uomo dal resto delle creature, la cui attività, connessa col mantenimento della vita, non si può chiamare lavoro; solo l'uomo ne è capace e solo l'uomo lo compie, riempiendo al tempo stesso con il lavoro la sua esistenza sulla terra. Così il lavoro porta su di sé un particolare segno dell'uomo e dell'umanità, il segno di una persona operante in una comunità di persone; e questo segno determina la sua qualifica interiore e costituisce, in un certo senso, la stessa sua natura."

Papa Giovanni Paolo II - Laborem Exercens (1981)


















La SALUTE e la SICUREZZA sul LUOGO di LAVORO rappresentano, e hanno sempre rappresentato una delle preoccupazioni principali del legislatore in materia di lavoro.

Già con la rivoluzione industriale di metà Ottocento, la questione degli infortuni sul lavoro richiamò l'attenzione dell'opinione pubblica, tanto che in quel periodo fu varata la prima legislazione in materia.

In Italia

abbiamo assistito ad una proliferazione di norme ad hoc che si sono succedute senza soluzione di continuità dagli anni '50 (DPR 547/55 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro - DPR 164/56 Norme generali per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni - DPR 303/56 Norme generali per l'igiene del lavoro...), passando per il D.Lgs. n. 626/1994, fino ai giorni nostri con l'emanazione, da parte del legislatore, del Testo Unico D.Lgs n. 81/2008 (306 articoli, 51 allegati, 13 Titoli suddivisi in capi e sezioni) successivamente modificato ed integrato dal D.Lgs. n. 106/2009.




Il D.Lgs n. 81/2008

emanato con lo scopo di riordinare, coordinare, armonizzare e semplificare in un unico testo normativo le disposizioni di legge vigenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro, si può considerare come una risposta al movimento di opinione pubblica che ha evidenziato l'insostenibilità di una situazione caratterizzata, in certi periodi, da 4 morti bianche al giorno.




L'approccio al tema della sicurezza, che il legislatore ha introdotto con il Testo Unico, sposa un'impostazione globale del benessere sul luogo di lavoro, prendendo in considerazione le trasformazioni del mondo lavorativo e l'insorgenza di nuovi rischi, in particolare psicosociali, e mira così a migliorare la qualità dell'occupazione.




Infatti nell'art. 15 del D.Lgs n. 81/2008 sono contenute le misure generali di tutela, ovvero quei criteri fondamentali che devono essere osservati affinché si realizzi un efficiente sistema di sicurezza sul lavoro in relazione alla definizione dei ruoli e dell'organizzazione della sicurezza, ai criteri per la riduzione dei rischi, agli interventi sugli impianti, sui metodi di lavoro, sulle sostanze ed i prodotti detenuti o impiegati, alla protezione individuale e collettiva nonché agli obblighi di informazione, formazione, consultazione e partecipazione.




Sicuramente l'obiettivo che ogni società deve porsi è, proprio, quello di creare un numero maggiore di posti di lavoro e la salute e sicurezza devono essere considerati gli elementi fondanti dell'occupazione stessa.

Un'organizzazione e un ambiente di lavoro sani e sicuri sono fattori che migliorano le prestazioni dell'economia e delle imprese.

La "non qualità" del lavoro si traduce in una perdita di capacità produttiva per l’economia, in spese per indennizzi e prestazioni, in un degrado dell'immagine dell'impresa nei confronti del mondo esterno, dei dipendenti, dei clienti, dei consumatori, del pubblico e più in generale potremmo dire di tutti gli stakeholders che sono sempre più sensibili a questi temi.

Il tema della promozione della salute sul luogo di lavoro è stato affrontato nel quadro dell'evoluzione generale delle attività economiche, delle forme di occupazione, che oggi sono maggiormente diversificate, della popolazione attiva (con un maggior numero di donne, ma anche di lavoratori anziani), e della società in generale.




Il processo di globalizzazione, oltre ad aver generato una ipercompetizione tra aziende che ha ridotto quote di mercato e di profitto con conseguenze negative sul benessere e sulla capacità di mantenere e generare occupazione, ha condotto ad una trasformazione dell'organizzazione del lavoro da cui è derivata una trasformazione nell'ambito della tipologia dei rischi.




Per quanto attiene alla composizione della forza lavoro, la più ampia partecipazione delle donne al mondo del lavoro ed in particolare nella pubblica amministrazione, ha introdotto una nuova dimensione nel campo della salute e della sicurezza.

Le azioni di prevenzione devono tener conto anche delle differenze di genere che esistono tra i sessi al fine di individuare le misure più idonee.

Le donne, infatti, non sono sensibili alle malattie professionali tipiche degli uomini e sono vittime di infortuni sul lavoro differenti.

La specificità dei sessi deve essere integrata meglio nella legislazione.
A tal fine si devono prevedere interventi relativi all'ergonomia delle postazioni di lavoro ed alle differenze fisiologiche e psicologiche nell'organizzazione dell'attività lavorativa.




Altro elemento importante è il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione attiva, con un'età superiore ai 50 anni, che avrà un impatto anche sulla previdenza sociale e sulle finanze pubbliche.

Purtroppo l'invecchiamento porterà a pressioni significative in rialzo sulla spesa pubblica.

Tali deficit di bilancio potrebbero compromettere il futuro equilibrio dei sistemi pensionistici, di sicurezza sociale in generale e perfino il potenziale di crescita economica.

Nel caso della sicurezza sul lavoro, i raffronti eseguiti in base all'età dei lavoratori mostrano che quelli di età superiore ai 50 anni e oltre, subiscono gli infortuni sul lavoro più gravi e che comportano una mortalità più elevata.

Sono sempre i lavoratori anziani ad essere i più colpiti da malattie professionali a lenta insorgenza, quali i tumori (in maggioranza ancora dovuti all'esposizione all'amianto), o le malattie cardiovascolari, mentre i lavoratori più giovani sviluppano allergie o malattie infettive.




Nel mercato del lavoro si assiste a una diversificazione crescente delle forme di occupazione con l’espansione dei rapporti di lavoro temporanei.

Il tipo di contratto e l'anzianità nell'impresa presentano una correlazione negativa con la salute sul luogo di lavoro.

Le persone occupate da meno di due anni, purtroppo, hanno maggiori possibilità di essere vittime di un infortunio sul lavoro.

Tra le nuove forme di lavoro, il lavoro a tempo parziale e gli orari atipici (lavoro a turni o notturno) sono elementi che aumentano i rischi per i lavoratori.

Ciò può essere causato dalla mancanza di una formazione adeguata, dalle alterazioni psicosomatiche dovute al lavoro a turni o al notturno, o da una mancanza di motivazione nel caso di lavoratori aventi un contratto di lavoro precario.




I cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, in particolare le modalità più flessibili di organizzazione dell’orario di lavoro e una gestione delle risorse umane più individuale e maggiormente orientata al risultato, hanno un'incidenza profonda sui problemi legati alla salute sul luogo di lavoro determinando un incremento delle cosiddette malattie emergenti quali lo stress, la depressione o l'ansia, nonché la violenza sul luogo di lavoro, le molestie e l'intimidazione.

Queste patologie sono conseguenza non dell'esposizione ad un rischio specifico, quanto ad un insieme di fattori quali l'organizzazione dei compiti, le modalità degli orari di lavoro, i rapporti gerarchici, la fatica dovuta ai trasporti, ma anche al grado di accettazione della diversità etnica e culturale nell'impresa.

Diversa cosa è il concetto di malattia professionale, cioè contratta nell'esercizio e a causa della lavorazione alla quale è adibito il lavoratore.




Nel Testo Unico D.Lgs n. 81/2008, comunque, vengono definiti i seguenti concetti:


«prevenzione»:
il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell'integrità dell'ambiente esterno;


«salute»:
stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un'assenza di malattia o d'infermità;


«sistema di promozione della salute e sicurezza»:
complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;


«pericolo»:
proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni;


«rischio»:
probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione;
















Ringraziando Dio, un calo di "morti bianche", nel 2009, rispetto il 2008, è avvenuto, ma per quanto riguarda le malattie professionali, c'è stato un aumento del 15,7% rispetto ai 30mila casi del 2008.
Bisogna continuare a stare attenti a non commettere il grave errore di abituarsi a questi tragici accadimenti.




"Scende in Italia il numero di incidenti mortali sul lavoro,
che tocca il minimo storico.


Nel 2009 sono stati 1.050, in calo del 6,3% rispetto al 2008, quando erano stati 1.120.
Quello del 2009 è il numero più basso mai registrato dal 1951 (quando iniziarono le rilevazioni statistiche).
Sono i dati del bilancio annuale presentato dall'Inail.

Sulla riduzione incide, in parte, anche la crisi del 2009, con il calo degli occupati (-1,6% per l'Istat) ma anche una riduzione nella quantità di lavoro a seguito di interventi operati dalle aziende: dai tagli di straordinario e di lavoro temporaneo al ricorso alla cassa integrazione.

Nel complesso diminuiscono gli infortuni in generale, scesi a 790.000 (oltre 85 mila in meno degli 875.144 del 2008): un calo annuo del 9,7%, che segna la flessione più alta dal 1993.
Il 2009 è stato un anno record per le malattie professionali. Le denunce complessive sono state 34.646: il valore più alto degli ultimi 15 anni, per un aumento del 15,7% rispetto ai 30mila casi del 2008 e di circa il 30% in 5 anni (8mila denunce in più rispetto alle quasi 27mila del 2005).
L'Agricoltura è il comparto più interessato: le segnalazioni pervenute all'INAIL sono più che raddoppiate in un solo anno (da 1.834 del 2008 a 3.914 del 2009, +113,4%) e triplicate nell'ultimo quinquennio.
Impennata per le malattie dell'apparato muscolo-scheletrico (tendiniti, affezioni dei dischi intervertebrali, sindrome del tunnel carpale, ecc.) dovute a sovraccarico biomeccanico: con quasi 18mila casi denunciati - per un aumento del 36% rispetto al 2008 - e raddoppiate in cinque anni (erano poco meno di 9mila nel 2005) - sono emerse prepotentemente come le vere protagoniste del fenomeno tecnopatico."
Fonte: Corriere della Sera - Inail - 20 luglio 2010




Per ridurre drasticamente il rischio di ulteriori incidenti mortali, è indispensabile individuare il nodo principale della questione.

Questo non è un problema di norme, ma bensì di prospettiva culturale.

La tutela della salute e sicurezza nell’ambiente di lavoro, la prevenzione e la gestione dei rischi sono tutti elementi che devono essere condivisi dalle imprese e dai lavoratori mediante una solida campagna di prevenzione e di alfabetizzazione culturale.

Si possono intensificare le prescrizioni di legge, si possono inasprire le sanzioni, ma questo non assicura la loro puntuale osservanza, né l'evitabilità degli incidenti stessi.

Quindi sarebbe giusto considerare la prevenzione come un principio che si traduce in una forma mentis ideale che i soggetti responsabili della sicurezza aziendale devono acquisire.

Non è sufficiente effettuare una volta tanto gli adempimenti prescritti dalla legge, ma è necessario attuare un processo continuativo di monitoraggio dell'intera attività aziendale, finalizzato ad agire sulla fonte del rischio eliminandolo o riducendo la probabilità che si possano verificare eventi dannosi per i lavoratori (infortuni sul lavoro e malattie professionali) e per l'ambiente esterno.

La sicurezza sul lavoro deve essere un terreno comune di confronto e di intesa tra mondo industriale e sindacale in vista della tutela del lavoro, della produttività e per garantire ai lavoratori un luogo di lavoro sicuro e sano, con lo scopo finale di evitare infortuni ed incidenti mortali sul lavoro.









La sicurezza sul lavoro

è

COMPITO di TUTTI!!




















La sicurezza sul lavoro

è

DOVERE COMUNE!!










Quindi la battaglia per la salute e la sicurezza del lavoro si combatte mettendo insieme proprio tutte le forze.

E il lavoro degli ispettori del Ministero del lavoro, salute e politiche sociali, dell'Inail, dell'Inps e del Comando dei Carabinieri rappresenta uno strumento fondamentale per il contrasto al lavoro nero o irregolare.

I lavoratori hanno bisogno soprattutto che si torni a parlare del lavoro come valore primario della Società, di superare l’emarginazione culturale a cui sono stati sottoposti in questi anni.

I lavoratori morti non sono solo numeri statistici per un bilancio di fine anno, ma persone in carne ed ossa, con identità, famiglie, sogni, vite importanti, uniche e irrepetibili.

Vite spezzate, a volte dalla fatalità, ma più spesso dalla mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro.




È necessario,

colpire con un'azione robusta a tolleranza zero

anche quelle forme di sfruttamento peggiori come, ad esempio, il lavoro minorile.




"Da gennaio 2009 a maggio 2010 sono state 53.932 le ispezioni effettuate nel settore dell’edilizia, che hanno portato alla scoperta del 51,11% di irregolarità.
I lavoratori irregolari individuati sono stati 20.576, di questi il 43% è risultato in nero.

Tra gli stranieri, sono stati trovati invece 1.180 lavoratori in posizione non regolare, di cui 296 clandestini.

In tutto i cantieri sospesi sono stati 3.007: la quasi totalità, 2.949, perché vi erano lavoratori stranieri irregolari, mentre 58 sospensioni sono dovute a violazioni della tutela e della sicurezza."
Fonte: Inail




Oggi l'obiettivo primario della società deve essere garantire che tutti gli uomini e le donne abbiano accesso ad un lavoro dignitoso e produttivo, in condizioni sicurezza nel rispetto della dignità umana.





"è il lavoro per l'uomo e non l'uomo per il lavoro"

Papa Giovanni Paolo II - Laborem Exercens (1981)





Il LAVORO DIGNITOSO riassume le aspirazioni delle persone riguardo la propria vita lavorativa, le loro aspirazioni ad accedere ad un lavoro e ad una giusta retribuzione, a godere dei propri diritti, a poter esprimersi ed essere ascoltate, a beneficiare di una stabilità familiare e di uno sviluppo personale, a veder garantite giustizia ed uguaglianza di genere.




Queste diverse dimensioni del Lavoro Dignitoso rappresentano le fondamenta per una pace duratura nelle comunità e nella società.




Il Lavoro Dignitoso riflette le preoccupazioni di governi, lavoratori ed imprenditori e rientra in una serie di obiettivi e tematiche più ampie:
- i principi ed i diritti fondamentali nel lavoro e le norme internazionali del lavoro;
- le opportunità di occupazione e remunerazione;
- la protezione sociale e la sicurezza sul lavoro;
- il dialogo sociale.

Questi obiettivi valgono per tutti i lavoratori: uomini e donne, sia nell'economia formale che in quella informale, impiegati o lavoratori in proprio, che lavorino nei campi, nelle fabbriche o negli uffici, nelle proprie abitazioni o fuori casa.

Il Lavoro Dignitoso è al centro della lotta alla povertà ed è un importante strumento per raggiungere uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile.
Per ottenere dei risultati è necessario agire a livello globale cercando di creare delle opportunità e contribuire a ridurre, se non a sradicare, la povertà.




A conclusione, quello che reputo fondamentale è che, dal momento del concepimento, la vita di ogni essere umano va rispettata in modo assoluto, perché l'Uomo è sulla terra l'Unica Creatura che DIO ha voluto per se stesso, e l’anima spirituale di ciascun uomo è immediatamente creata da Dio.

Tutto il suo essere porta l'immagine del Creatore.





Per questo occorre sempre PROTEGGERE la VITA di un essere umano e
GARANTIRE la SICUREZZA sul LAVORO vuole dire investire sul futuro delle persone e anche delle imprese.




La SICUREZZA è VITA!





La VITA è SACRA!





Viva la VITA!






Argomento curato dal:
Dott. Francesco De Marco
Blog CATTOLICI




ARGOMENTI CORRELATI:

LA SICUREZZA sul Lavoro è VITA! (Video)


I Soggetti Tutelati dal D.Lgs n. 81/2008


Martire del Lavoro


Benedetto XVI e la Sicurezza sul Lavoro


Il LAVORO è un DIRITTO FONDAMENTALE


La pensione è un diritto... il lavoro nero è vergognoso!


Il LAVORO UMANO




APPROFONDIMENTI:

DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n° 81 (coordinato con il Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n° 106)


La SEGNALETICA di Sicurezza (D. Lgs. 81/2008 artt. 161-164) - I Segnali più importanti


Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Sicurezza sul Lavoro


INAIL Ricerca - Sicurezza sul Lavoro


INAIL - Sicurezza sul Lavoro


Dati e Statistiche - INAIL


INAIL Ricerca - Applicativi per la salute e la sicurezza sul lavoro


I.S.P.E.S.L. - L'Evoluzione Della Tutela Delle MALATTIE Professionali In Italia


INAIL Ricerca - Infor.MO - Strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortuni mortali


INAIL Ricerca - Osservatorio Epidemiologico Nazionale sulle condizioni di salute e sicurezza negli ambienti di vita


Ministero della Salute


European Agency for Safety and Health at Work (EU-OSHA)


International Social Security Association (ISSA)


International Labour Organization (ILO)


World Health Organization (WHO)


Occupational Safety and Health Administration (OSHA)


ISFOL





Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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