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Il Movimento per la Vita





Si prende in considerazione l'intervista fatta da Zenit al professor Gian Luigi Gigli nel 2015, in occasione della ricorrenza dei 40 anni della nascita del Movimento per la Vita.

Il 22 maggio 1975, infatti, veniva fondato il Centro di aiuto alla vita di Firenze e unendosi agli altri Cav ed ai vari movimenti per la vita locali da poco formati, avrebbe costituito il Movimento per la Vita. Per una singolare coincidenza proprio un 22 maggio, del 1978, venne approvata la legge 194 che legalizza l'aborto volontario.





A tal proposito si ricorda:



- la costituzione apostolica Gaudium et spes (n° 51), promulgata da papa Paolo VI nel 1965 durante il Concilio Vaticano II:

"Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono abominevoli delitti"



- l'Omelia di Sua Santità Giovanni Paolo II tenuta a Washington, Capitol Mall nel 1979:

"Quindi reagiremo ogni volta che la vita umana è minacciata. Quando il carattere sacro della vita prima della nascita viene attaccato, noi reagiremo per proclamare che nessuno ha il diritto di distruggere la vita prima della nascita. Quando si parla di un bambino come un peso o lo si considera come mezzo per soddisfare un bisogno emozionale, noi interverremo per insistere che ogni bambino è dono unico e irripetibile di Dio, che ha diritto ad una famiglia unita nell’amore. Quando l’istituzione del matrimonio è abbandonata all’egoismo umano e ridotta ad un accordo temporaneo e condizionale che si può rescindere facilmente, noi reagiremo affermando l’indissolubilità del vincolo matrimoniale. Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio in Audientia Generali, 3 gennaio 1979). Quando poi la libertà viene usata per dominare i deboli, per sperperare le ricchezze naturali e l’energia, e per negare agli uomini le necessità essenziali, noi reagiremo per riaffermare i principi della giustizia e dell’amore sociale. Quando i malati, gli anziani o i moribondi sono abbandonati, noi reagiremo proclamando che essi sono degni di amore, di sollecitudine e di rispetto"



- la Dichiarazione sull'eutanasia "Iura et bona" (1980), della Congregazione per la Dottrina della Fede:

"Niente e nessuno può autorizzare l'uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo"



- l'enciclica di Papa Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae n. 58 (1995):

"L'aborto procurato è l'uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita"



- il discorso del Santo Padre Francesco nel 2013 ai ginecologi cattolici partecipanti all’Incontro promosso dalla Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici:

"Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano – ho parlato del bambino: andiamo agli anziani, altro punto - anche se infermo o alla fine dei suoi giorni porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la 'cultura dello scarto'! Non si possono scartare!"



- la Lettera apostolica "Misericordia et Misera" di fine 2016, con la quale Papa Francesco introduce una novità:

"In forza di questa esigenza, perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio, concedo d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare viene ora esteso nel tempo, nonostante qualsiasi cosa in contrario. Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre. Ogni sacerdote, pertanto, si faccia guida, sostegno e conforto nell’accompagnare i penitenti in questo cammino di speciale riconciliazione".

Il Codice di Diritto canonico (1398) è sempre stato molto chiaro:
"Chi procura l’aborto incorre nella scomunica latae sententiae".
Una pena estrema che scattava in modo automatico. La Chiesa aveva sempre ammesso la possibilità del perdono a chi era sinceramente pentito, ma serviva l’autorizzazione del vescovo (canone 969) o di un sacerdote da lui delegato.

All’inizio dell’anno giubilare, Papa Francesco aveva concesso, la possibilità di assolvere dal peccato di aborto, a tutti i sacerdoti.
Con la lettera “Misericordia et misera”, ha agevolato il cammino di penitenza e di conversione di quanti si sono macchiati di questa gravissima colpa. Infatti, ha esteso a tutti i sacerdoti, in modo permanente, la possibilità di accogliere e di assolvere queste persone.















Il Movimento per la Vita (Mpv) ha compiuto nei giorni scorsi 40 anni. Un percorso vissuto all’insegna delle battaglie, per affermare in una società sempre più refrattaria il valore di ogni vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale.

In quattro decenni, dalle impervie barricate ideali dei consultori, dei Tribunali, delle aule parlamentari e dei luoghi di dibattito culturale, sono scaturiti frutti preziosi, testimoniati dalla presenza di circa 170mila bambini nati grazie all’impegno dei volontari del Mpv.

Spente le 40 candeline, si è accesa una novità: l’assemblea generale ha infatti eletto Gian Luigi Gigli come nuovo presidente e successore di Carlo Casini, fondatore del Mpv. Professore di neurologia e parlamentare tra le fila di Democrazia Solidale, Gigli ripercorre a ZENIT la storia del Mpv e traccia le nuove sfide che lo attendono.







Con che spirito ha accolto la responsabilità che Le è stata affidata?



Il primo sentimento è stato di grande preoccupazione di fronte alle sfide dell’oggi, in considerazione delle nebbie che si addensano sul tema della vita su più fronti. Insieme, tuttavia, un sentimento di gratitudine a Carlo Casini per quanto ha fatto nei decenni passati e la consapevolezza che il testimone da lui affidatomi è molto chiaro: mantenere fedeltà ai valori fondanti del Mpv.







Mpv che compie 40 anni. Come descriverebbe le tappe di questo percorso?



È un percorso partito sull’onda di dissenso scaturita dalla prima sentenza della Corte costituzionale in materia di aborto, nel 1975, la quale spianò la strada alla legge 194/78. Il Mpv si attivò dapprima per evitare l’approvazione della legge, e poi per la sua abrogazione referendaria (non riuscita).

Contestualmente, il Mpv iniziò un’opera preziosa di educazione e mobilitazione delle coscienze che va al di là dell’aspetto legislativo e che si è tradotta in opere concrete.







Vuole farci qualche esempio in tal senso?



Pensiamo ai Centri d’Aiuto alla Vita (Cav), alle case d’accoglienza, all’Sos Vita, al Progetto Gemma, che consiste in un aiuto della gestante in difficoltà attraverso un contributo mensile (dato da donazioni volontarie) che dura per tutta la durata della gravidanza e per i primi due anni di vita del bambino.

Tutte esperienze che hanno permesso, oltre che di alimentare un dibattito critico sull’aborto, soprattutto di dare delle risposte: si stima siano 170mila i casi di donne che hanno rinunciato a interrompere la gravidanza grazie all’intervento dei nostri volontari. Basterebbe questo dato a giustificare la presenza del Mpv. Non dimenticherei, poi, le numerose manifestazioni, i convegni, nonché la presenza costante sugli organi di stampa, nei Tribunali e presso le Istituzioni per tentare di contenere le pressioni contro l’obiezione di coscienza.

E ancora: la grande mobilitazione referendaria riguardo la legge sulla procreazione assistita e la campagna Uno di Noi, purtroppo rigettata dall’Unione europea, la quale proponeva un riconoscimento giuridico nei confronti dell’embrione umano.







Una realtà, la vostra, che non resta ferma a guardarsi alle spalle, ma è proiettata verso il futuro attraverso nuove iniziative...



Oggi il Mpv è una realtà solida, che coinvolge circa 600 Cav. A proposito delle nuove iniziative, proprio venerdì scorso ho inaugurato, nel quartiere romano di Monte Mario, un corso di formazione per volontari del nuovo servizio di Sos Vita, che prima era soltanto telefonico e che da oggi si avvale anche di una piattaforma informatica basata sui social network.

Questi ultimi ci permettono di amplificare la rete per l’individuazione di gestanti in difficoltà e per invitarle a un incontro personale con i nostri esperti.







Quali nuove sfide vi attendono?



Oltre al tema sempre caldo delle tecniche di procreazione assistita, terremo alta la guardia sulla penetrazione dell’ideologia del gender – che tocca le radici stesse della vita poiché interessa anche la procreazione – e poi sulla questione del fine vita. Dappertutto, ormai, forti e costanti si fanno le spinte per sdoganare l’eutanasia...







Prevede di lavorare per raccordare i vari movimenti pro-vita italiani?



È un impegno che mi sono preso nell’atto di assumere la presidenza. Pur con diverse sensibilità e accenti, è fondamentale comprendere che l’obiettivo comune è più forte delle divergenze. Non resta che trovare il modo per lavorare insieme.

Il mio intento è quello di creare un tavolo comune almeno tra le esperienze più significative dei pro-life italiani, possibilmente con una condivisione dei modi di operare: che devono essere quelli della proposta più che della protesta, della risoluzione dei problemi più che degli slogan, del lavoro più che delle marce…







In questo periodo ricorre il ventennale dell’Evangelium Vitae. Quanto è attuale il messaggio contenuto in quell’Enciclica di Giovanni Paolo II?



La consideriamo la nostra magna carta, una grandissima Enciclica di carattere sociale prima ancora che pastorale. La difesa della vita, del resto, non riguarda solo i cattolici, in quanto è da essa che dipende la possibilità che tutti gli altri diritti umani siano rispettati.

Nel corso del primo consiglio direttivo che ho guidato da presidente, noi del Mpv abbiamo preso l’impegno a promuovere quest’anno in tutta Italia una serie di iniziative per celebrare e sottolineare l’attualità dell’Evangelium Vitae. Impegno che vorremmo concludere poi con un grande convegno nazionale che dovrebbe tenersi a Roma nel novembre prossimo.







Nella Sua lettera d’inizio mandato, invita a “seguire l’insegnamento di papa Francesco contrapponendo alla cultura dello scarto la cultura dell’accoglienza e dell’inclusione”...



Mercoledì scorso abbiamo partecipato all’Udienza generale in piazza San Pietro, durante la quale il Papa ha celebrato il ventennale dell’Evangelium Vitae. Ebbene, in quell’occasione abbiamo avuto modo di scambiare con il Santo Padre qualche parola e lui ci ha incoraggiati a continuare il nostro lavoro.

Un incoraggiamento che ci gratifica ma che non ci stupisce: pur non avendo ancora il carattere di un documento organico, l’attenzione che papa Francesco ha dimostrato in molteplici occasioni sul tema della vita smentisce coloro che lo vorrebbero disimpegnato su questo fronte. Vorrei ricordare, su tutti, tre momenti: il discorso pronunciato a Strasburgo, in occasione della visita al Parlamento europeo nel 2014; l’incontro, nello stesso anno, con noi del Mpv e con le mamme che avevano rinunciato ad abortire grazie ai Cav; inoltre l’incontro con la Federazione internazionale dei medici cattolici nel 2013.

Sono tre tappe di una pastorale della vita che questo Papa lega significativamente al tema delle “periferie umane” e della “cultura dello scarto”.

Fonte:
Zenit







Giornate per la Vita

dal 1979
















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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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