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"Non mi sono mai sentito solo"







L'ultimo saluto di un Papa che resterà alla storia







I fedeli in San Pietro si stringono intorno a Benedetto XVI per l'ultima Udienza del suo Pontificato.



Il sindaco Alemanno: "Ci mancherà la lucidità culturale e il rigore dottrinale del suo magistero insuperabile"



Di Salvatore Cernuzio



27 Febbraio 2013 - Se n'è andato così come è arrivato questo Papa. Con umiltà.



"Sono un umile operaio nella vigna del Signore" disse quel 19 aprile 2005 quando si affacciò dal balcone della basilica di San Pietro non più come cardinale Ratzinger, ma come Benedetto XVI, il 265° Papa della Chiesa cattolica.

E ci è riuscito fino in fondo a portare a termine questa missione, a dimostrare al mondo che non contano i ruoli di potere su questa terra, ma l'essenza, lo spirito, confermando che l'unica vera potenza è quella di Dio, che conduce la barca di Pietro e non lascerà mai che essa affondi.

“Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? È un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze”.

Queste parole commosse sono l’eredità spirituale che il Pontefice ha donato oggi ai circa 150.00 fedeli che si estendevano in tutta piazza San Pietro e in buona parte di via della Conciliazione. Più che una catechesi quella di oggi è stata una personale confidenza che il Papa ha sussurrato ai numerosi pellegrini intervenuti a mostrare il loro sostegno, ai 70 cardinali che domani lo incontreranno nella Sala Clementina per l’ultimo saluto, ai vescovi e all’intero popolo di Dio.

Dall’alto del Braccio di Carlo Magno, nel posto riservato alla stampa, la piazza appariva come un mosaico in movimento, dove i colori delle varie nazionalità si mescolavano a quelli dei cappellini e foulards distintivi dei gruppi, alle papaline dei porporati, alle bandiere di ogni paese, ai cartelloni e ai palloncini.

Al termine del discorso tutti i presenti, dopo un religioso silenzio, si sono alzati in piedi e hanno applaudito a lungo questo Papa che da domani non vedranno più. Il Santo Padre ha risposto con un semplice “grazie”, pronunciato con quell’accento marcatamente tedesco a cui, dopo anni, siamo tutti affezionati.

È finita ufficialmente questa mattina, quindi, la vita pubblica di Benedetto XVI, con quella discrezione che ha sempre contraddistinto il suo Pontificato, che però non gli ha impedito di lasciare un segno indelebile nella storia.

La folla che defluiva appariva rincuorata. Era arrivata convinta forse di dover un po’ consolare il Papa, di doverlo aiutare. Ma è andata via felice, serena di sapere direttamente dalla sua bocca che questa scelta non è stata condizionata da nessuna logica di potere, ma è stata guidata totalmente dalla preghiera e dallo stesso Spirito Santo che infonde grazie speciali a chi sale sul soglio petrino.

Il clima era perfetto. Nessun problema di sovraffollamento o confusione. San Pietro si è svuotata lentamente. C’era chi entrava nella Basilica, chi restava a salutare o a farsi foto, e chi si godeva il meraviglioso sole che, dopo giorni di gelo, il Signore ha voluto regalare alla città di Roma per questo evento così speciale.

Oltre alla gente comune, nella folla, c’erano anche numerose autorità. Tra queste il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha spiegato a ZENIT di essere “ancora emozionato” per l’incontro privato di questa mattina con il Pontefice nel Palazzo Apostolico, suggellato col dono di un rosario in una scatolina rossa.

“Il Santo Padre – ha raccontato – salutandomi, mi ha detto di sentirsi fino in fondo il Vescovo di Roma e che prega per la nostra città a cui è molto vicino”. “Per tutti noi – ha proseguito – questo passaggio è una grande emozione, e come città di Roma abbiamo voluto mostrare il nostro affetto per il Papa tappezzando tutti i muri con un manifesto con la scritta: Sarai sempre con noi. Grazie!”.

“Questo è un grande Papa e un grande vescovo di Roma – ha concluso il sindaco -. Il suo è un magistero insuperabile, e mi mancheranno la lucidità culturale e il rigore dottrinale che lo hanno sempre contraddistinto”.

A confermare le parole del primo cittadino i rappresentanti della nuova comunità dei “Piccoli frati e piccole suore di Gesù e Maria”, alcuni già a Roma per studio, altri venuti dalla Sicilia per salutare Papa Benedetto. “Mi ha colpito molto – ha dichiarato fra Giuseppe – che il Papa abbia ribadito che non abbandona la Chiesa, ma va a fare un altro servizio che è la preghiera, che non è un servizio qualunque, ma la ‘radice’ dell’albero. La sua catechesi ha poi confermato ciò che ho sempre pensato: che la sua decisione è volontà di Dio e, quindi, la scelta migliore”.

Hanno fatto eco ai frati siciliani un gruppo di suore provenienti dall’Indonesia. Una timida suor Lisa ha dichiarato a ZENIT di essere felice del fatto che “la scelta di Benedetto XVI è stata presa da lui stesso, con discernimento e con preghiera. Ci mancheranno il suo insegnamento e il suo stile di vita che hanno dato tanta luce alla fede personale di ognuno”.

Presenti anche diverse comunità del Cammino Neocatecumenale di tutta Italia che hanno intonato alcuni canti con la chitarra al termine dell’Udienza. In particolare, il responsabile della comunità della parrocchia di San Francesco di Città di Castello, ha confidato di essersi commosso nel sentire le parole del Papa, “soprattutto quando ha sottolineato di aver rinunciato a tutto sé stesso per gli altri, per assumersi il grande compito di guidare la Chiesa universale”.

“Non è una rinuncia – ha precisato - bensì un dono. Oggi ho sentito vicino più che mai questo Papa che non fugge dalla croce, ma l’assume in pienezza, con l’umiltà di stare ‘dietro le quinte’, davanti al Signore, a pregare per ognuno di noi, per una Chiesa sempre più sotto attacco e per questo Conclave così importante”.

Colpiva, infine, la presenza nella piazza di un centinaio di bambini dell’Oratorio “Bendetto XVI”, che - ha spiegato una delle maestre - “sorpresi e incuriositi sono venuti da Buccinasco (in provincia di Milano) per gridare al Papa che lui è stato, è e sarà un grande testimone di Cristo”.















Per l'ultima volta a gridare "Benedetto!"







Tanta emozione tra i fedeli giunti a piazza San Pietro per l'Udienza Generale conclusiva del Santo Padre



Di Salvatore Cernuzio



27 Febbraio 2013 - Emozionante. Non c’è altra parola per definire l’atmosfera che precede l’Udienza di Benedetto XVI di questa mattina, l’ultima del suo pontificato.



Come previsto la folla dei fedeli proveniente da tutte le parti d’Italia e del mondo ha gremito piazza San Pietro. Già dalle 7.30 di questa mattina la gente era in fila ai lati del colonnato, i pellegrini sfoggiavano i loro biglietti impazienti di entrare e trovare il posto migliore.

Dalle 9 in poi tutti i settori predisposti erano occupati. In questo mare di teste, di colori, di braccia alzate, svettano i diversi cartelloni in onore del Santo Padre. Alcuni dicono “addio” al Papa tedesco, altri un “arrivederci” o addirittura un “rimani”.

Sono venuti davvero tutti a dare l’ultimo saluto a Benedetto XVI prima che si “nasconda al mondo”: movimenti e associazioni accompagnate dai loro presidenti e rappresentanti, intere parrocchie, suore, seminaristi, preti, gruppi dell’Unitalsi e naturalmente cardinali e vescovi al lato destro del Papa.

Mancano pochi minuti all’arrivo del Pontefice. Non è il solito luogo comune delle grandi occasioni, ma davvero la folla sembra in fermento. Tutti stanno cercando di guadagnarsi un posto qualche centimetro più avanti dopo che le Guardie svizzere e i responsabili della security hanno informato che il Santo Padre passerà con la Papa mobile in mezzo alla gente, da ogni lato.

Le teste sono già tutte rivolte alla porta da cui il Papa uscirà, intanto si sprecano i soliti cori di “W il Papa” e “Benedetto!”. Qualcuno intona un canto e nel momento in cui escono le guardie svizzere per porsi ai lati del palco del Pontefice, parte un lungo applauso.

L’atmosfera è solenne, sembra ricordare per certi versi una GMG o una versione ridotta della cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II. Invece è una “semplice” udienza del mercoledì. La “solita” udienza che Benedetto XVI ha svolto ogni metà settimana e che qualcuno ha seguito distrattamente o magari solo per criticare le sue parole sempre ricche di verità.

Questo gesto storico del Papa ha invece richiamato l’attenzione di tutti; e se c’era qualcuno che ancora dubitava della grandezza spirituale ed intellettuale di questo Pontefice ne ha avuto ora la conferma.

La folla ne è la dimostrazione. In questi ultimi attimi prima dell’ingresso del Santo Padre ha cessato ogni urlo, applauso o rumore in modo dal ascoltare per bene quello che Benedetto XVI dirà loro, in modo da far entrare queste ultime parole non solo nelle orecchie ma anche nel cuore.















"GRAZIE Santo Padre!"







L'Azione Cattolica Italiana a fianco a Benedetto XVI in occasione della sua ultima udienza generale



27 Febbraio 2013 - Grazie Santo Padre!



La Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana e l’Associazione tutta si stringono a papa Benedetto XVI in occasione della sua ultima udienza generale, oggi in Piazza San Pietro.

In una giornata tanto importante per la vita della Chiesa, l’Azione Cattolica vuole ribadire il proprio grazie al Santo Padre. Un grazie per il suo pontificato e per il suo magistero, intenso e illuminato, ma anche per il profondo significato del suo gesto.

L’Azione Cattolica, come tutta la Chiesa, dopo l’iniziale sorpresa, prova un sentimento di grande ammirazione per Benedetto XVI, per averci riportato all’essenziale della fede: al fidarsi di Dio, all’affidarsi a Dio, che continuerà a guidare la Chiesa. Un messaggio semplice, ma di grande rilevanza. Un insegnamento che ci parla di una fede che non si oppone alla libertà. Libertà e fede, al contrario, si sostengono reciprocamente.

Il Santo Padre con la sua scelta ci ha fatto comprendere che sempre, in ogni situazione, ci dobbiamo mettere in ascolto di Dio e al suo servizio, con profondo senso di discernimento. Il Signore, infatti, chiama sempre, non soltanto nel momento in cui si assumono grandi responsabilità. Alla Chiesa, di cui finora è stato la guida, Benedetto XVI continuerà a essere vicino con la preghiera e con intenso affetto. La sua è dunque una lezione di stile, e di uno stile che è sostanza. Ci fa capire l’importanza di saper lasciare ma per continuare, a partire da ciò che conta. Ci invita a scoprire il Signore nella vita di ogni giorno, offrendo una testimonianza di tensione alla santità.

Quella di papa Benedetto XVI è la lezione di una gioia umile, semplice ma profonda. La gioia umile con cui i credenti, sia pure nelle difficoltà, testimoniano la fede in ogni ambiente di vita.

Proprio l’attenzione agli uomini e alla loro esistenza resta un’importante sottolineatura del pontificato di papa Benedetto XVI. Nel suo saper coniugare la preghiera con il pensiero, si è manifestata e si manifesta la vicinanza a tutti coloro che si pongono in ricerca di Dio e del senso della vita.

Il “Papa pensatore”, che riflette sulla centralità della persona, sul rapporto tra idee e persona, oggi ci consegna un silenzio non privo di pensiero ma ricco, pieno e fecondo.

Grazie, Santo Padre!















Un Pontefice rivoluzionario







In soli otto anni papa Benedetto XVI ha rinnovato la Chiesa



Di Antonio Gaspari



27 Febbraio 2013 - Fin dalla sua elezione è stato dipinto come un severo custode dell’ortodossia, un anziano e rigido conservatore della struttura, in realtà papa Benedetto XVI ha compiuto in otto anni di pontificato, un’opera di riforma, rinnovamento e rifondazione della Chiesa che sa di rivoluzionario.



Non era ancora Pontefice quando nella meditazione della nona stazione della Via Crucis del 2005 disse: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio”.

Non era una riflessone fuori del tempo, infatti sottolineò: “ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?”.

“A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata!”.

“Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!”.

“Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison – Signore, salvaci (cfr. Mt 8,25)”.

Il coraggio e la forza di queste parole convinsero i cardinali e lo Spirito Santo al punto tale che il cardinale Joseph Ratzinger venne eletto Papa con il nome di Benedetto XVI.

Rigettò subito le tentazioni di gestire un pontificato di transizione, in un periodo in cui avrebbe dovuto solo fare in modo che la Barca di Pietro non affondasse di fronte alle difficoltà estere e interne che stavano crescendo.

Nonostante la fragilità della sua salute e il peso degli anni, accettò con gioia e fede il compito di rinnovare la Chiesa, spingendola verso la nuova evangelizzazione.

Sapeva delle difficoltà che avrebbe incontrato. Quando si presentò per la prima volta sul balcone della basilica di San Pietro disse di essere “un umile lavoratore della vigna del Signore”.

Pochi capirono. Il primo lavoro che il lavoratore della vigna svolge è quello della potatura. Come ha raccontato il nunzio in Kyrgisistan e Tajikistan, mons, Miguel Maury Buendia in un’intervista a EWTN News riportata anche da Marco Tosatti, Benedetto XVI “ha compiuto una pulizia dell’episcopato. Ha rimosso due o tre vescovi al mese in tutto il mondo perché la loro diocesi era un pasticcio, o la loro disciplina un disastro”.

“I nunzi del posto andavano dal vescovo e gli dicevano: ‘Il Santo Padre le chiede per il bene della Chiesa di dare le dimissioni. Quasi tutti i vescovi, quando il nunzio arrivava, riconoscevano il disastro e accettavano di rinunciare. Ci sono stati due o tre casi in cui hanno detto no, e così il Papa semplicemente li ha rimossi. E questo è un messaggio anche ai vescovi: fate lo stesso nella vostra diocesi”.

Un compito arduo quello della pulizia. Nell’omelia della sua prima messa da pontefice Benedetto XVI ha chiesto ai fedeli: “non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi”.

Queste parole che sembravano forti, ci sono ritornate alla mente quando è stato scoperto che il maggiordomo del Papa fotocopiava e passava la corrispondenza privata del santo pontefice a persone che poi utilizzavano quelle informazioni per creare scandalo, divisioni, paure.

Sarebbe però fuorviante pensare al Pontificato di Benedetto XVI come una mera seppur eroica opera di pulizia della Chiesa.

Insieme alla potatura dell’albero millenario della Chiesa, Benedetto XVI ha curato e fatto crescere sia le radici che i rami e le giovani gemme. Ci ha deliziato con le sue catechesi settimanali e con i suoi libri e interventi, ha parlato con coraggio e saggezza ai governi del mondo, ha cercato di ricucire gli scismi con le varie denominazioni cristiane, proponendo soluzioni illuminanti, ha sostenuto i laici ed i movimenti ecclesiali, ha incoraggiato il clero ed i religiosi, ha suscitato vocazioni, è stato instancabile nel consigliare la pratica della confessione e dell’Eucaristia, ha spinto la Chiesa tutta ad approfondire l’anno della fede al fine di trovare l’entusiasmo per la nuova evangelizzazione.

Cosciente della gravità del momento storico e dell’importanza della Chiesa cattolica per il mondo, Benedetto XVI si è affidato alla Divina Misericordia, assumendo il ruolo di Pontefice emerito e invocando un conclave per l’elezione di un nuovo Papa.

Ringraziamo il Signore per quanto l’amato Benedetto XVI ha fatto per la Chiesa e per l’umanità, e aspettiamo fiduciosi l’arrivo del nuovo Papa.















Una notizia inedita su Benedetto XVI e Santa Chiara







Al termine dell'Udienza generale oggi la consegna al Santo Padre di copia delle Fonti Clariane



Di Padre Pietro Messa



27 Febbraio 2013 - La consueta udienza generale del mercoledì il 27 febbraio ha assunto un significato che a ragione si può dire storico: infatti è l’ultimo appuntamento pubblico in Piazza San Pietro di Benedetto XVI come Vescovo di Roma, Successore di san Pietro, ossia Papa.



Per una felice coincidenza in tale occasione – in seguito ad una richiesta accolta dalla Prefettura della Casa Pontificia prima ancora dell’annuncio delle sue dimissioni – è stata programmata al termine dell’udienza la consegna personale a Benedetto XVI di copia delle Fonti Clariane pubblicate a cura del frate minore padre Giovanni Boccali presso le Edizioni Porziuncola di Assisi. Comprensibilmente, a motivo dell’eccezionale affluenza, il dono è stato portato direttamente al Palazzo Apostolico.

Certamente papa Benedetto XVI apprezza tale dono e si può essere certi che sarà tra i libri che porterà con sé nei prossimi anni, anche a motivo della sua affezione a santa Chiara. Ad Assisi ancora ricordano quando nella Domenica delle Palme del 2003 – aprendo il 750° Centenario della morte dell’Assisiate (1253-2003) – parlando a braccio citò in modo preciso e appropriato brani degli scritti e delle agiografie di Chiara d’Assisi, mostrando una conoscenza personale di tali fonti.

L’affezione alla Santa d’Assisi l’ha mostrata anche durante il suo pontificato, come provano gli interventi a lei dedicati. Papa Benedetto XVI ha mostrato nelle sue catechesi come, contrariamente a quanto spesso si afferma, nella storia della Chiesa vi sono numerose donne che hanno avuto un ruolo di primaria importanza. Tra queste certamente figura santa Chiara d'Assisi: infatti, come si può vedere nelle Fonti Clariane appena edite, la sua corrispondenza con Agnese di Praga è uno dei casi più unici che rari di corrispondenza femminile medievale a noi giunto. Inoltre la sua Regola confermata da papa Innocenzo IV è il primo caso di una regola per donne, per di più opera di una donna. Anche una delle sue biografie è scritta da una donna, suor Battista Alfani, una clarissa del secolo XV che ha anche tradotto in italiano con estremo rigore filologico il Processo di canonizzazione di Chiara d'Assisi.

Proprio i rapporti con il papato sono un tratto caratterizzante la vita di santa Chiara d’Assisi, tanto che avendo ricevuto la visita di Innocenzo IV due giorni prima di morire, con le lacrime agli occhi invita le sorelle a lodare il Signore perché le aveva concesso non solo di riceverlo nell’Eucaristia, ma anche di “vedere il suo vicario”.

Veramente un segno provvidenziale che proprio al termine del suo pontificato vengano donate a Benedetto XVI copia delle Fonti Clariane, espressione di gratitudine per il suo apporto alla conoscenza della Santa d’Assisi, ma anche augurio che Chiara lo accompagni nel suo cammino e segno dell’affetto e della preghiera con cui il mondo francescano e clariano vuole accompagnarlo. Argomento pubblicato su Blog CATTOLICI, il Raccoglitore Italiano di BLOG di Fedeli CATTOLICI...
http://blogcattolici.blogspot.com/

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"[...] Non abbiate paura!
APRITE, anzi, SPALANCATE le PORTE A CRISTO!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo.
Non abbiate paura!
Cristo sa "cosa è dentro l’uomo". Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo, del suo cuore.
Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra.
È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione.
Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. [...]"


Papa Giovanni Paolo II
(estratto dell'omelia pronunciata domenica 22 ottobre 1978)



 
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